a volte ritornano….

a volte ritornano….

nuvole oniriche in Val d’Aosta

E’ davvero troppo tempo  che non scrivo niente su questa pagina e ammetto di averla trascurata. Ma per nobili scopi, dato che negli ultimi tre anni ho lavorato molto e concretamente con i sogni!
Le esperienze che ho chiamato Laboratorio dei sogni e che ho proposto per lo più a psicoterapeuti in formazione e professionisti per prendere confidenza con i sogni e il loro modo particolare di esprimere ciò che accade nel mondo psichico sotterraneo, mi hanno permesso di mettere spesso le mani nel materiale onirico di altre persone, oltre che nel mio. E di verificare sul campo la potenza e la ricchezza di un’immersione nei sogni.
Nel Laboratorio infatti non interpretiamo un sogno: lo osserviamo insieme da vicino, lo annusiamo, ci muoviamo al suo interno e lo facciamo parlare attraverso la voce di chi lo racconta e alle domande e alle emozioni degli altri partecipanti al gruppo.
Qualche volta, in questi tre anni ho guidato dei laboratori aperti anche a persone curiose dei loro sogni ma non esperte di psiche- se non della loro- e l’effetto di svelamento/rivelazione di un sogno preso in mano non ha mostrato differenze rilevanti.
Persino le ultime esperienze del Laboratorio fatto attraverso il video e la presenza solo virtuale dei sognatori, durante l’isolamento causa virus, non hanno cambiato in modo significativo la possibilità di entrare in un sogno, farlo parlare e portare allo scoperto importanti vicende interiori in corso di chi lo ha raccontato e non solo…
I sogni portano sempre alla luce qualcosa di attuale e di vivo dentro di noi. Mi piace definirli un’istantanea del presente non visibile ad occhio nudo, ma solo attraverso uno sguardo aperto all’aspetto misterioso e mitico della vita e alle sue leggi naturali ed hanno per questo un grande potere di risonanza emotiva all’interno di un gruppo intento a lavorare sul sogno di un partecipante.
Anche nel lavoro terapeutico che ho continuato a svolgere on-line nel lungo periodo di chiusura dentro le nostre case, molte persone mi hanno raccontato i loro sogni, più spesso del solito.
Non sempre avevano riferimenti diretti alla situazione esterna, ma quasi sempre raccontavano i numerosi e ripetuti tentativi personali, quasi sempre inconsapevoli, di adattamento psicologico ad una situazione inaspettata di paura/costrizione/perdita e le risorse incredibili che il nostro mondo interno mette in campo per proteggere la sopravvivenza psichica e tenere lontana l’angoscia della morte in tutte le sue sfumature.
Un sentimento molto attivo ancora oggi nel cuore delle persone, e che continuerà ad esserlo finché ci sentiremo in stato di emergenza e pericolo, ma che solo i sogni al momento, grazie al loro linguaggio mascherato, riescono ad esprimere liberamente…
Quanti di voi riescono infatti ancora a sentire, e a neutralizzare, la voce della paura del cambiamento?

Il teatro interiore

Il teatro interiore

Con la loro enigmatica precisione i sogni mettono in scena le nostre dinamiche interiori. Modelli di reazione appresi fin da piccoli, che agiscono dentro di noi in modo silenzioso e inconsapevole, ma capace di condizionare le nostre relazioni quotidiane.
I sogni inventano ogni notte delle rappresentazioni dove avvengono incontri, scambi e dialoghi con personaggi che possono avere l’aspetto di persone vicine e conosciute, ma che sono sempre nostre voci interne.
Le persone oniriche non vanno mai prese alla lettera in tutto quello che fanno e dicono nel corso del sogno, ma vanno spogliate progressivamente delle maschere che indossano, fino ad arrivare a ciò che riconosciamo come nostro, e solo a questo punto possiamo osservare e comprendere i loro messaggi.
Che voci stanno parlando dentro di noi? Come dialogano tra di loro? Di cosa ci parlano?
Il sogno è uno specchio sempre aggiornato di quanto avviene inconsciamente dentro di noi durante il giorno e il lavoro con i propri sogni è uno strumento di osservazione e di ascolto delle nostre dinamiche emotive.
E funziona come uno spettacolo teatrale al quale assistiamo dal buio della sala, mentre stiamo dormendo, come spettatori che osservano ed ascoltano, partecipano e si appassionano senza essere coinvolti direttamente sulla scena, dato che il tutto avviene mentre stiamo dormendo profondamente.
E queste rappresentazioni notturne, se ci occupiamo  di loro con curiosità e attenzione, ci aiutano ad osservare da una posizione sicura come ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri e a capire quanto siamo vicini o lontani dalla nostra personale verità sulle cose.
Infatti, anche se abbiamo una discreta consapevolezza delle ferite psichiche che abbiamo subito nei primi tempi della nostra esistenza e conosciamo i nodi emotivi che intralciano le nostre relazioni, anche se abbiamo capito come ci hanno condizionato e come colorano le nostre attuali reazioni emotive, raramente siamo in grado di sentire queste dinamiche in azione dentro di noi in tempo reale.
I sogni, invece, in quanto suggeritori puntuali e desiderosi di collaborare, illuminano con un flash le zone  oscure delle nostre esperienze emotive, perché nessun sogno si ricorda “per caso” e ogni personaggio che compare è un attore che si mette al servizio di una dinamica affettiva interna, per farcela vedere da una posizione di sicurezza e darci la possibilità di abbandonarla o modificarla.[/learn_more]

E’ davvero sorprendente accorgermi, nei nostri laboratori, come il modo, il tono, le espressioni e i gesti della persona che racconta un sogno mettano già in luce gli elementi chiave che poi ci guidano nel lavoro di esplorazione collettivo.
Chi ascolta, infatti, reagisce al racconto coinvolgendosi più o meno intensamente, secondo la sua personale risonanza, e solleva una maschera che fa emergere un aspetto nascosto dei personaggi in scena, finché al portatore del sogno appare evidente la sua dinamica interiore e come ne è imprigionato senza rendersene conto.

Con la dovuta riservatezza vi racconto un breve frammento del lavoro interessantissimo che abbiamo fatto qualche sera fa grazie al sogno di una partecipante al Laboratorio e che ha regalato a tutti i presenti la possibilità di rispecchiarsi su un tema molto difficile: l’abuso psicologico familiare.
La collega ci racconta di una serie di sogni angosciosi di abuso, dei quali però ha memoria solo di qualche particolare in una scena buia, che la svegliano nel mezzo della notte con il cuore in gola e che nel corso del lavoro lei collegherà agl’incubi che faceva da bambina, dove scappava da un pericolo che non vedeva e che però non la raggiungeva mai.
“Nel sogno c’è mio padre, ma è chiaro che è un fantoccio, perché so che non è davvero lui…”
Un’affermazione pronunciata più volte e così vera che sotto la maschera paterna dopo un po’ che lavoriamo emerge quella materna e poi una dinamica familiare che la sognatrice conosce molto bene. Eppure riesce ancora a spaventarla!
Aggiunge che da tempo lei s’interroga su quanto ci sia di vero in questi sogni, ma finora non ha trovato una risposta certa.
Come possiamo usare questi sogni così toccanti e angoscianti?
Ricordandoci che il teatro è dentro di noi e che siamo i registi inconsapevoli ma sinceri di quel sogno, che ha messo in scena i personaggi interiori che ci dominano silenziosamente.
Lo scopo è darci la possibilità di modificare consapevolmente la scena interna, liberando la nostra vera voce che non vede l’ora di piangere, urlare e trovare chi la sollevi del peso che porta da sempre.
La dinamica di abuso che la partecipante racconta, perciò, è in azione nel qui ed ora dentro di lei e si tratta solo di capire come e quando agisce.
Ed emerge che il padre-fantoccio è una parte di lei che si è costruita copiando suo padre, ma subito sotto c’è sua madre che parla per lei in alcuni atteggiamenti che la sognatrice crede suoi e ai quali si adegua. E il padre e la madre interiorizzati, adesso come allora non vedono e non sentono la bambina che vive dentro di lei e che grazie ai sogni angoscianti sta bussando alla porta della sua coscienza per essere finalmente svelata, ascoltata e accolta.
(Tra parentesi, più ci fa provare sensazioni sgradevoli o assurde, più forte e importante è il messaggio di cui il sogno è “portatore sano”. Come ho già scritto altrove, gl’incubi sono spesso i migliori aiutanti proprio perché ci svegliano e si fanno ricordare, bucando il velo opaco della coscienza diurna)
Ci vuole tanto amore e pochissimo giudizio nei confronti delle nostre dinamiche inconsapevoli e malate per fare quest’operazione, ma quando accettiamo di riappropriarci dei personaggi che ci tormentano nei sogni e li leggiamo in questa nuova versione, accadono piccoli e liberatori miracoli…
Così facendo ci sentiamo profondamente e senza alcuna paura, scopriamo quanto dolore teniamo nascosto a noi stessi e quanti desideri vitali lasciamo inespressi, sperando segretamente che qualcuno ci aiuti a realizzarli. E di sogno in sogno, illuminando nodi emotivi e ferite psichiche, cominciamo sul serio ad essere i veri  e unici registi della nostra vita da svegli!

Ringrazio ancora una volta i colleghi che partecipano ai Laboratori del Ruolo Terapeutico per la loro grande generosità e il coraggio che dimostrano nell’affrontare i propri mostri notturni!
A chi non l’ha mai visto suggerisco il film Monsters & Co, un cartone un po’ datato (2001) ma che coglie con leggerezza l’essenza delle nostre più oscure paure infantili.

L’intelligenza dei sogni

L’intelligenza dei sogni

Nell’ultimo anno ho frequentato spesso il mondo dei sogni.
Ho guidato cinque Laboratori dei Sogni, con la partecipazione di una cinquantina di colleghi che hanno messo a disposizione i loro sogni; una volta al mese partecipo ad un’esperienza in gruppo di sogno lucido attraverso induzione sonora, guidata da una counselor esperta in terapie energetiche, e ho preso l’abitudine di “fare due chiacchiere” con tutti i sogni che ricordo e annoto.
Questa pratica frequente di attenzione alla voce onirica mia e altrui sta amplificando il mio stupore e la mia ammirazione per le straordinarie abilità della mente, lasciata libera di attingere alla sua reale e in parte sconosciuta potenza.
Mettere spesso le mani nei sogni, come amo definire il mio modo concreto e sensoriale di prestare attenzione ai nostri racconti notturni, mi ha reso consapevole che dentro di noi c’è una riserva infinita di conoscenza, disponibile a chiunque si apra senza preconcetti ad una collaborazione aperta, curiosa e umile con l’inconscio, il mondo interiore segreto e misterioso dal quale siamo guidati in ogni scelta, spesso impercettibilmente, con gentilezza e pazienza. (altro…)

Esplorare il sogno in gruppo

Esplorare il sogno in gruppo

La mia prima esperienza di esplorazione dei sogni in gruppo è avvenuta molti anni fa. Ero laureata da poco e non avevo ancora cominciato la formazione per diventare psicoterapeuta- la legge di regolamentazione della professione di psicologo infatti non esisteva ancora- ma ero già appassionata al linguaggio onirico e, avendo la fortuna di vivere in un’epoca in cui il confronto collettivo era molto praticato, avevo proposto ad un gruppetto di donne, con le quali m’incontravo ogni settimana per quella che allora chiamavamo autocoscienza guidata, di occuparci esclusivamente dei nostri sogni, dato che spesso ce li raccontavamo durante i nostri incontri.

Dopo un anno l’esperienza si era conclusa per ragioni pratiche, ma l’impressione comune era stata che  avevamo fatto un bel pezzo di strada insieme sulla via della consapevolezza, grazie alla collaborazione dei nostri sogni, che ci permettevano di entrare direttamente in contatto con le nostre emozioni private e di approfondire la relazione tra di noi.

Nel corso dell’esperienza erano infatti accaduti  curiosi fenomeni onirici. Ad esempio succedeva che due di noi, nel corso della settimana, facevamo  sogni così simili che sembravano due scene dello stesso sogno o che una sognasse personaggi o scene già sognate da un’altra. Fenomeni che in parte mi stupivano, ma che mi sembravano anche del tutto naturali, dal momento che ci occupavamo di una materia così multiforme, densa e intimamente profonda come i sogni…

E oggi, quasi tre decenni dopo, la mia frequentazione professionale del pianeta inconscio mi ha confermato che un gruppo di persone capaci di ascoltarsi interiormente, di stare in contatto con il proprio cuore e di esprimersi in modo aperto e sincero, è una straordinaria cassa di risonanza delle emozioni che abitano nell’inconscio e che tutti, anche dopo anni di lavoro con la nostra psiche, talvolta stentiamo a riconoscere come nostre.

Un gruppo che a qualsiasi titolo si occupa di dare espressione al mondo emotivo dei partecipanti, infatti, tende ad esprimersi come una sola persona con tante voci, ognuna con la sua sensibilità e le sue zone d’ombra. E diventa quindi uno strumento particolarmente adatto all’esplorazione di un sogno, che è fatto di immagini bizzarre, di percorsi labirintici e di emozioni talvolta indecifrabili e che rappresenta sempre, come scrive James Hillman nel suo affascinante libro “Il sogno e il mondo infero”,  un ponte che ci conduce nell’aldilà, inteso sia come luogo delle nostre emozioni indicibili che come misterioso luogo dell’anima. (altro…)

Il prezioso quaderno dei sogni

Se siete interessati a comprendere ed usare i moltissimi segnali che provengono dal mondo notturno, scrivete tutti i sogni che ricordate ed essi vi guideranno sulla strada giusta per una vita profonda, semplice e leggera: la vostra strada.

Non importa che ricordiate ogni dettaglio o solo qualche frammento di un sogno per annotarlo sul vostro quaderno o nel file del computer. Importa, invece, che ogni sogno porti la data in cui l’avete fatto e sia dotato di un titolo. Come scegliere il titolo? Lo scoprirete da soli, o meglio, il titolo arriverà spontaneamente se resterete un attimo in ascolto della vostra voce interiore. Ma se vi sembra ancora difficile lasciare campo libero all’intuito, scegliete un particolare del sogno che vi ha colpito e trasformatelo nel titolo.

Se vi state chiedendo come mai è così importante situare i sogni con data e titolo all’interno della vostra vita quotidiana, ve lo spiego adesso.

Oggi stavo scrivendo su Draghessa- è il mio mac- un recente sogno “lucido” (cos’è, come e dove farne uno lo leggete in fondo al post) piuttosto interessante, perché sono tornata sulla scena molto particolare di un sogno di qualche anno fa. Si tratta di un luogo onirico rimasto nitidissimo nella mia memoria e quindi mi è venuta subito voglia di rileggere il sogno originario in cerca di qualche collegamento con il presente e  ho cominciato ad aprire uno ad uno i miei files di sogni per cercarlo… (altro…)

Non ricordi i tuoi sogni e ti stai chiedendo il perché?

Ci sono sogni che restano silenziosi dietro il confine della coscienza, al punto che non ti accorgi neppure di averli fatti; sogni che si avvicinano alla frontiera ma subito si dileguano e dei quali sai solo che sono avvenuti; sogni che fanno capolino al risveglio e si lasciano dietro qualche frammento vivido ma volatile; sogni che entrano in te con decisione e che ricordi bene per tutto il giorno o molto più a lungo; e sogni che entrano di prepotenza nella tua coscienza, svegliandoti nel cuore della notte sotto forma di incubi inquietanti, che preferiresti ricacciare da dove vengono e che invece ti fanno sentire la stessa angoscia non appena ci ripensi, insieme al bisogno urgente di raccontarli a qualcuno…

Tra la tua parte che vive ad occhi aperti e quella che sogna c’è infatti un rapporto vivo e mutevole.

E capire i tuoi sogni non è solo questione di tecnica- anche se il mondo simbolico ha delle regole precise che bisogna conoscere qualunque strumento adoperi per manifestarsi- ma di stabilire un buon rapporto tra due voci interiori che parlano lingue diverse e che devono solo imparare a comunicare.
Come tutti i rapporti anche questo ha i suoi alti e i suoi bassi, i momenti di dialogo appassionato, quelli di indifferenza, quelli di conflittualità  e di silenzio.

Si tratta di un rapporto molto importante ma non sempre facile, perché avviene tra la parte di te che vive di giorno, per lo più razionale e operativa, e la tua zona d’ombra, l’inconscio, dove i sentimenti si esprimono senza censure, ignorando la logica causa-effetto e seguendo invece una logica bizzarra e a prima vista incomprensibile, dove niente è quello che sembra ma tutto può avere più di un significato, o voler dire una cosa e insieme il suo contrario.
Un rapporto che suscita curiosità ma anche diffidenza. Almeno finché tra le due parti non si crea una confidenza affidabile, che consente alla coscienza diurna una comprensione sempre più accurata delle avventure fantasiose, paradossali, piacevoli e talvolta graffianti che viviamo dormendo e che sono la rappresentazione simbolica di ciò che avviene, momento per momento, dentro quella che a me piace chiamare la foresta interiore.
Un universo parallelo, sempre presente sotto la soglia della coscienza, ricco di forme di vita sconosciute e a volte aliene, attraente e insieme spaventoso, che continuiamo ad esplorare per tutta la vita senza mai conoscerlo del tutto. Ma che può dare sempre più spessore alla nostra vita interiore, suggerendoci scelte e opportunità non convenzionali ma in grado di esprimere al meglio la nostra identità più autentica e renderci, di conseguenza, più sicuri, coraggiosi e soddisfatti della vita che abbiamo. (altro…)