Con la loro enigmatica precisione i sogni mettono in scena le nostre dinamiche interiori. Modelli di reazione appresi fin da piccoli, che agiscono dentro di noi in modo silenzioso e inconsapevole, ma capace di condizionare le nostre relazioni quotidiane.
I sogni inventano ogni notte delle rappresentazioni dove avvengono incontri, scambi e dialoghi con personaggi che possono avere l’aspetto di persone vicine e conosciute, ma che sono sempre nostre voci interne.
Le persone oniriche non vanno mai prese alla lettera in tutto quello che fanno e dicono nel corso del sogno, ma vanno spogliate progressivamente delle maschere che indossano, fino ad arrivare a ciò che riconosciamo come nostro, e solo a questo punto possiamo osservare e comprendere i loro messaggi.
Che voci stanno parlando dentro di noi? Come dialogano tra di loro? Di cosa ci parlano?
Il sogno è uno specchio sempre aggiornato di quanto avviene inconsciamente dentro di noi durante il giorno e il lavoro con i propri sogni è uno strumento di osservazione e di ascolto delle nostre dinamiche emotive.
E funziona come uno spettacolo teatrale al quale assistiamo dal buio della sala, mentre stiamo dormendo, come spettatori che osservano ed ascoltano, partecipano e si appassionano senza essere coinvolti direttamente sulla scena, dato che il tutto avviene mentre stiamo dormendo profondamente.
E queste rappresentazioni notturne, se ci occupiamo  di loro con curiosità e attenzione, ci aiutano ad osservare da una posizione sicura come ci relazioniamo con noi stessi e con gli altri e a capire quanto siamo vicini o lontani dalla nostra personale verità sulle cose.
Infatti, anche se abbiamo una discreta consapevolezza delle ferite psichiche che abbiamo subito nei primi tempi della nostra esistenza e conosciamo i nodi emotivi che intralciano le nostre relazioni, anche se abbiamo capito come ci hanno condizionato e come colorano le nostre attuali reazioni emotive, raramente siamo in grado di sentire queste dinamiche in azione dentro di noi in tempo reale.
I sogni, invece, in quanto suggeritori puntuali e desiderosi di collaborare, illuminano con un flash le zone  oscure delle nostre esperienze emotive, perché nessun sogno si ricorda “per caso” e ogni personaggio che compare è un attore che si mette al servizio di una dinamica affettiva interna, per farcela vedere da una posizione di sicurezza e darci la possibilità di abbandonarla o modificarla.[/learn_more]

E’ davvero sorprendente accorgermi, nei nostri laboratori, come il modo, il tono, le espressioni e i gesti della persona che racconta un sogno mettano già in luce gli elementi chiave che poi ci guidano nel lavoro di esplorazione collettivo.
Chi ascolta, infatti, reagisce al racconto coinvolgendosi più o meno intensamente, secondo la sua personale risonanza, e solleva una maschera che fa emergere un aspetto nascosto dei personaggi in scena, finché al portatore del sogno appare evidente la sua dinamica interiore e come ne è imprigionato senza rendersene conto.

Con la dovuta riservatezza vi racconto un breve frammento del lavoro interessantissimo che abbiamo fatto qualche sera fa grazie al sogno di una partecipante al Laboratorio e che ha regalato a tutti i presenti la possibilità di rispecchiarsi su un tema molto difficile: l’abuso psicologico familiare.
La collega ci racconta di una serie di sogni angosciosi di abuso, dei quali però ha memoria solo di qualche particolare in una scena buia, che la svegliano nel mezzo della notte con il cuore in gola e che nel corso del lavoro lei collegherà agl’incubi che faceva da bambina, dove scappava da un pericolo che non vedeva e che però non la raggiungeva mai.
“Nel sogno c’è mio padre, ma è chiaro che è un fantoccio, perché so che non è davvero lui…”
Un’affermazione pronunciata più volte e così vera che sotto la maschera paterna dopo un po’ che lavoriamo emerge quella materna e poi una dinamica familiare che la sognatrice conosce molto bene. Eppure riesce ancora a spaventarla!
Aggiunge che da tempo lei s’interroga su quanto ci sia di vero in questi sogni, ma finora non ha trovato una risposta certa.
Come possiamo usare questi sogni così toccanti e angoscianti?
Ricordandoci che il teatro è dentro di noi e che siamo i registi inconsapevoli ma sinceri di quel sogno, che ha messo in scena i personaggi interiori che ci dominano silenziosamente.
Lo scopo è darci la possibilità di modificare consapevolmente la scena interna, liberando la nostra vera voce che non vede l’ora di piangere, urlare e trovare chi la sollevi del peso che porta da sempre.
La dinamica di abuso che la partecipante racconta, perciò, è in azione nel qui ed ora dentro di lei e si tratta solo di capire come e quando agisce.
Ed emerge che il padre-fantoccio è una parte di lei che si è costruita copiando suo padre, ma subito sotto c’è sua madre che parla per lei in alcuni atteggiamenti che la sognatrice crede suoi e ai quali si adegua. E il padre e la madre interiorizzati, adesso come allora non vedono e non sentono la bambina che vive dentro di lei e che grazie ai sogni angoscianti sta bussando alla porta della sua coscienza per essere finalmente svelata, ascoltata e accolta.
(Tra parentesi, più ci fa provare sensazioni sgradevoli o assurde, più forte e importante è il messaggio di cui il sogno è “portatore sano”. Come ho già scritto altrove, gl’incubi sono spesso i migliori aiutanti proprio perché ci svegliano e si fanno ricordare, bucando il velo opaco della coscienza diurna)
Ci vuole tanto amore e pochissimo giudizio nei confronti delle nostre dinamiche inconsapevoli e malate per fare quest’operazione, ma quando accettiamo di riappropriarci dei personaggi che ci tormentano nei sogni e li leggiamo in questa nuova versione, accadono piccoli e liberatori miracoli…
Così facendo ci sentiamo profondamente e senza alcuna paura, scopriamo quanto dolore teniamo nascosto a noi stessi e quanti desideri vitali lasciamo inespressi, sperando segretamente che qualcuno ci aiuti a realizzarli. E di sogno in sogno, illuminando nodi emotivi e ferite psichiche, cominciamo sul serio ad essere i veri  e unici registi della nostra vita da svegli!

Ringrazio ancora una volta i colleghi che partecipano ai Laboratori del Ruolo Terapeutico per la loro grande generosità e il coraggio che dimostrano nell’affrontare i propri mostri notturni!
A chi non l’ha mai visto suggerisco il film Monsters & Co, un cartone un po’ datato (2001) ma che coglie con leggerezza l’essenza delle nostre più oscure paure infantili.