Ci sono sogni che restano silenziosi dietro il confine della coscienza, al punto che non ti accorgi neppure di averli fatti; sogni che si avvicinano alla frontiera ma subito si dileguano e dei quali sai solo che sono avvenuti; sogni che fanno capolino al risveglio e si lasciano dietro qualche frammento vivido ma volatile; sogni che entrano in te con decisione e che ricordi bene per tutto il giorno o molto più a lungo; e sogni che entrano di prepotenza nella tua coscienza, svegliandoti nel cuore della notte sotto forma di incubi inquietanti, che preferiresti ricacciare da dove vengono e che invece ti fanno sentire la stessa angoscia non appena ci ripensi, insieme al bisogno urgente di raccontarli a qualcuno…

Tra la tua parte che vive ad occhi aperti e quella che sogna c’è infatti un rapporto vivo e mutevole.

E capire i tuoi sogni non è solo questione di tecnica- anche se il mondo simbolico ha delle regole precise che bisogna conoscere qualunque strumento adoperi per manifestarsi- ma di stabilire un buon rapporto tra due voci interiori che parlano lingue diverse e che devono solo imparare a comunicare.
Come tutti i rapporti anche questo ha i suoi alti e i suoi bassi, i momenti di dialogo appassionato, quelli di indifferenza, quelli di conflittualità  e di silenzio.

Si tratta di un rapporto molto importante ma non sempre facile, perché avviene tra la parte di te che vive di giorno, per lo più razionale e operativa, e la tua zona d’ombra, l’inconscio, dove i sentimenti si esprimono senza censure, ignorando la logica causa-effetto e seguendo invece una logica bizzarra e a prima vista incomprensibile, dove niente è quello che sembra ma tutto può avere più di un significato, o voler dire una cosa e insieme il suo contrario.
Un rapporto che suscita curiosità ma anche diffidenza. Almeno finché tra le due parti non si crea una confidenza affidabile, che consente alla coscienza diurna una comprensione sempre più accurata delle avventure fantasiose, paradossali, piacevoli e talvolta graffianti che viviamo dormendo e che sono la rappresentazione simbolica di ciò che avviene, momento per momento, dentro quella che a me piace chiamare la foresta interiore.
Un universo parallelo, sempre presente sotto la soglia della coscienza, ricco di forme di vita sconosciute e a volte aliene, attraente e insieme spaventoso, che continuiamo ad esplorare per tutta la vita senza mai conoscerlo del tutto. Ma che può dare sempre più spessore alla nostra vita interiore, suggerendoci scelte e opportunità non convenzionali ma in grado di esprimere al meglio la nostra identità più autentica e renderci, di conseguenza, più sicuri, coraggiosi e soddisfatti della vita che abbiamo.

Più il rapporto tra le due parti si fa stretto, quindi, più i sogni si fanno ricordare e diventano significativi e comprensibili. Meno t’interessa quello che avviene nella tua foresta interiore oppure quando sei vagamente consapevole che non stai facendo le scelte giuste per te e, anziché seguire l’intuito, ti adatti alle convenzioni e ai desideri altrui, meno i sogni si fanno ricordare. In altre parole la tua voce onirica reagisce e si ribella con il silenzio al fatto di sentirsi ignorata, evitata o svalutata, come del resto accade in ogni relazione in cui si è intimamente e profondamente coinvolti…

Se da troppo tempo non ti accorgi di sognare e non hai memoria dei sogni, perciò, il motivo di fondo può essere la paura di scoprire cosa vuoi davvero o un silenzioso conflitto, una sorta di guerra fredda, tra ciò che credi di volere e ciò di cui hai realmente bisogno per sentirti bene nella tua pelle.

Se te li ricordi appena apri gli occhi ma ti sfuggono subito dopo, probabilmente stai attraversando la fase di incubazione, durante la quale lentamente matura il bisogno di sapere cosa sta accadendo nel profondo di te. Finché, ad un certo punto, diventi disponibile ad ascoltare attentamente i tuoi sentimenti e i sogni tornano a farsi ricordare, t’incuriosiscono e desideri capire meglio cosa vogliono dirti.

Dopo un affioramento importante, di solito i sogni continuano a farsi vivi per un po’, per radicare le tue scoperte nella coscienza diurna e quindi nella tua vita. Dopo di ché possono un’altra volta diminuire, diventare meno significativi fino a sparire per un po’.

Queste fasi, come i cicli della natura, sono naturali e tutti attraversiamo momenti in cui ignoriamo la nostra voce simbolica, attribuendo l’assenza di sogni a motivazioni più quotidiane come il sonno difficile o disturbato dai pensieri che non mollano la presa e dalle preoccupazioni concrete, la cattiva digestione o l’uso di certe medicine, e il segnale da tenere presente, come sempre nella vita psichica, è accorgersi che il silenzio onirico sta durando da troppo tempo. E’ proprio a questo punto che di solito nasce spontanea la domanda: come mai non sogno più?

Spero di essere riuscita a trasmetterti la ricchezza e la complessità della relazione tra la coscienza del giorno e quella della notte. E sarebbe bello conoscere le tue curiosità e le questioni che t’interessano di più, per continuare insieme questa esplorazione del mondo della notte.